A tu per tu con Renato Caruso, tra musica e sogni! #musicinterview



Quest'oggi la nostra Sharon ha incontrato un'artista di cui vi abbiamo già parlato, e abbiamo avuto il piacere di, stavolta, farvi parteci del suo progetto e delle sue emozioni, raccontate direttamente da lui.
Vi presentiamo Renato Caruso, ecco la nostra chiaccherata tra musica e sogni.

 Ciao Renato! Che ne dici di raccontarci la tua passione per la musica?

È nata dal fatto che mio padre suona e quindi a casa ogni giorno prendeva la chitarra e suonava i vari gruppetti; era un musicista amatoriale.
Lui in realtà era docente di filosofia e quindi sono nato un po’ con la passione per i libri da una parte e per gli strumenti dall’altra. 

A 5 anni mi ha messo la chitarra in mano e mi ha detto “prova a suonare qualcosa”, così per un po’ di anni ho strimpellato. In un certo senso mi sono fatto le ossa.
Poi mi ha detto “ora preferisco che studi qualcosa, che studi chitarra classica” e da lì è iniziato il percorso; ho fatto il conservatorio è un po’ di studi vari.
Quindi da lì, nasce la mia passione.


 In questo album hai voluto mettere tutto ciò che sei. 
Cosa speri e pensi che arrivi alla gente dopo averlo ascoltato?

Spero che innanzitutto arrivi la semplicità, perchè alcune cose sono molto semplici, molto delicate e che arrivi la qualità ed il suono, piuttosto che il virtuosismo e tante altre cose, anche se siamo in un’era digitale; è quasi come se fosse un ritorno alla qualità e quindi alla sostanza di quello che ha fatto la musica.
Vengo da un mondo classico, quindi preferisco rimanere sul classico e avvicinare la gente al mondo classico, in una chiave un po’ diversa.
Non è un classico alla Bach, piuttosto che Mozart o Chopin. È un classico un po’ più “poppettino”.
Alcune cose sono molto orecchiabili, qualche melodia rimane in testa.

 
 In “Pitagora pensaci tu” ci sono undici composizioni inedite e due cover.  
Come mai hai scelto proprio queste cover?

La prima, quella di Pino Daniele, è perchè, la stima verso di lui è tanta,  lo chiamo il mio “maestro nascosto”, che non ho avuto.
Sono cresciuto con la sua musica, soprattutto con la sua chitarra.

Ho imparato più con le sue canzoni che al conservatorio, suonandole, quindi nello stile Bossa e tante altre cose. È parte di me.
Chi mi sente suonare, si accorge che c’è un po’ di Pino Daniele in me e “Quando” rappresenta il suo brano più forte, dove melodia ed armonia sono incastrate, convergono in un punto, Si tocca quasi il sublime della musica.
Invece “Tears in Heaven”, di Eric Clapton perchè è stato un chitarrista che ho sempre amato, soprattutto quando suonava nell’unplugged.
Io amo il suono unplugged, un suono pulito.
È un brano che ho sempre suonato in giro, quindi ho detto “facciamo la cover di questo brano”, però sempre mantenendo una linea classica, senza stravolgere il tutto. La semplicità ci deve essere.
NON PUOI ROVINARE I CAPOLAVORI!


 Nell’album sono presenti delle composizioni che chiami piccole colonne sonore. 
Se fosse possibile fare una scelta in che film le posizioneresti? E quali?


Beh, sicuramente mi piacciono i film francesi, forse si percepisce un po’ dalla fisarmonica? 
Tra le undici composizioni sceglierei sicuramente “Pitagora pensaci tu”, somiglia come stile un po’ a “La vita è bella”, poi “Pittrice del sottosuolo” che ha una bella chitarra, immagino una bella scena sulla Senna. E poi “Passeggiando a New York” che è molto bella.
Ci sono 4 o 5 brani che le vedo proprio come colonne sonore, come life motive.
Altre invece le vedrei bene nelle pubblicità o negli spot.


 Questa è una domanda che noi di #Outsider, cerchiamo di proporre sempre. 
Dunque, cosa consigli a chi vuole intraprendere la strada della musica e dell’artista?

Consiglio soprattutto di crederci, di studiare tanto ed essere molto determinati, un po’ testardi.

Se non sei testardo, non si combina nulla.

Bisogna avere anche molta pazienza.

Purtroppo, viviamo in un mondo dove tutti vogliono arrivare subito ma senza gavetta, senza sacrifici, invece bisogna essere abituati a prendere delle batoste.

Ci vuole molta pazienza e studio perchè l’arte senza studiare non è niente.

Si deve sempre studiare, si deve sempre ricercare qualcosa.

BISOGNA LAVORARE COSTANTEMENTE.

IO NON MI FERMO MAI.

Renato, per concludere l’intervista, che ne dici di fare un saluto ai lettori di #Outsider?

Lettori di Outsider, vi saluto!

Mi raccomando, continuate a leggere questo bellissimo blog, ascoltate molta musica, leggete sempre tanto e collaborate con Outsider! 

Ringranziamo di cuore Renato Caruso, tutto il suo staff e l'ufficio stampa Parole&Dintorni, per la possibilità dataci.
Infine vi invitiamo a continuare a seguire i canali ufficiali di Renato.

Buona musica a tutti!



 www.renatocaruso.eu