ULTIMO: Si racconta e ci racconta #ColpaDelleFavole #Interview

In genere cerco di non avere riserve o cambiare giudizio su un artista, solo per alcuni avvenimenti che riguardano la persona, l'essere umano, che sfocia dall'artista in sè. L'artista va ascoltato e giudicato esclusivamente o comunque principalmente per la sua musica. Il resto, per quanto mi riguarda è rumore. Con questa premessa, quando ho ricevuto l'ascolto dell'album, il mio pensiero è stato “Cosa ci regalerà questa volta? Ci spiazzerà? Rimarrà nella sua comfort zone? Chissà”.
Risposta, che concluso l'ascolto non si è fatta attendere: Penso che Niccolò, si sia divertito a spaziare tra i generi, sorprendere chi magari si aspettava solo le canzoni alla Ultimo, per così dire, tirando fuori anche degli extrabeat inaspettati, ma piacevolmente soprendenti e deliziandoci a mio avviso, con delle perle, quali “La stazione dei ricordi” e “Piccola Stella” scritta a soli 14 anni.
Ricordandovi che “Colpa Delle Favole” è ufficialmente fuori ovunque, vorrei lasciare la parola a Niccolò e alla nostra chiacchierata. Buona lettura!



Ciao Niccolò! Dunque, all'Olimpico, da romano, quali sono le tue sensazioni?

Diciamo, che già quando canti nella tua città, hai l'emozione raddoppiata, poi se ci metti ad esibirti in uno stadio dove sono andato molte volte...è qualcosa di strepitoso. Spero di reggere l'emozione e semplicemente di fare tutto quello che si fa, su tutti i palchi, perchè comunque non c'è differenza di esibizione, c'è differenza nel contesto.

Come lo gestisci il successo?

Ci sono tanti lavori nel mondo. Certamente ogni lavoro ha i pro e i contro. I contro di una persona che fa un lavoro che magari ti porta ad avere una fama, sono molto sensibili, se però paragonati ad altri contro di altri lavori che si possono fare, può essere un contro molto accettabile insomma.

“Piccola Stella”, è un brano che hai scritto a soli 14 anni. Come mai hai aspettato così tanto per inserirla in un disco? Cosa non ti convinceva?

Diciamo che in “Pianeti” che è il primo album, ho cercato, secondo il mio punto di vista, di mettere canzoni, non fraintendermi, con magari, una consapevolezza nel testo che poteva sembrare più matura...in “Peter Pan” non era adatta perchè era un disco più astratto, molto meno concreto e quindi l'ho voluta inserire in “Colpa Delle Favole” perchè è un disco che spazia molto, c'è il pezzo parlato, il pezzo cantato, c'è il pezzo più movimentato, più lento, quindi c'era spazio per tutto. Tra l'altro, simbolicamente, mi piaceva il fatto di poter inserire la prima canzone che avevo scritto, che è appunto “Piccola Stella”. 

Il disco, è sembrato innanzitutto completamente diverso dai precedenti...è sembrato, un po' da "preso a male"! Questo senso di tristezza fondamentalmente, quasi di solitudine, è nato da un tuo cambiamento personale?

L'interpretazione dell'arte è arte, quindi ognuno interpreta la canzone, le canzoni in base a quello che ha vissuto, che vive o che vuole vivere, quindi ti dico, secondo me, per esempio, paradossalmente, questo è un disco, come dicevo prima, con più possibilità di scelta. Una può ascoltare "Aperitivo Grezzo", che può essere un pezzo in cui ci svaga un po' di più, "Ipocondria" lo stesso, "Colpa delle favole", è un pezzo che comunque è molto ritmato, che ti fa tenere il tempo con il piede.
E poi, ci sono i pezzi lenti. A me viene più facile scrivere pezzi come "Amati sempre" o "La stazione dei ricordi" che "Aperitivo Grezzo", però mi rendo conto che fare un disco con tutti i brani di questo tipo risulta pesante. Quindi, questo non vuol dire che io metto nell'album "Aperitivo Grezzo" per costringere un po' me stesso a non essere sempre lo stesso artista ma perchè comunque mi piace spaziare tra più cose. Il disco a volte, anche a me fa prendere male, dal punto di vista di tante canzoni ma penso che dipende dal momento in cui uno lo ascolta. 

Se potessi tornare indietro cosa non faresti, che magari hai fatto?

Cercherei sicuramente di fare meno il "bastian contrario", il finto ribelle e di avercela un po' meno con tutti.

Hai qualche anticipazione che ci puoi dare sulla scaletta del tour nei palazzetti? E soprattutto, quali saranni le differenze tra il tour nei palazzetti e tra la "Favola" dell'Olimpico?

La scaletta la sto ancora decidendo. Sarà più o meno, uno spettacolo di due ore, due ore ed un quarto, una durata media, insomma.
Le differenze con la data all'Olimpico ci saranno ma saranno piccole modifiche all'interno di canzoni, nel senso che alla fine ho scritto tre album, quindi posso farne una, non posso farne un'altra però lo spettacolo è quello.
"La Favola", fa sempre parte del "Colpa delle favole tour", solo che appunto è un evento unico, in uno Stadio.
Ci saranno sicuramente degli ospiti. Nei palazzetti, non lo so, anche se stiamo cercando di capire il come e il quando. Dunque, spero di fare una bella cosa.


Cosa ci dici dell'assenza dell'instore tour? Hai fatto questa scelta perchè fondamentalmente credi di più al discorso del live, di cantare e basta? 

Il concetto di non fare gli instore, non è da interpretare come il non voler incontrare il mio pubblico, anzi, io ne sarei felice e lo sarebbe soprattutto anche la mia casa discografica perchè venderemmo molte più copie. E' una scelta che va contro l'interesse economico ma che ho deciso di prendere in primis, per rispetto delle persone che vanno agli instore perchè penso sia poco rispettoso, fare acquistare un disco solo che per il semplice fatto di avere vicino l'artista. In quel momento, non è tanto il disco che interessa alle persone, ma il "fare la foto" e quindi secondo me, se uno vuole vedere l'artista è giusto che lo vada a vedere ai live. Ripeto, è una scelta prima di tutto per le persone, non per me, perchè a me fare gli instore converrebbe.

Cosa ti hanno fatto le favole? Ci credi, non ci credi? Cos'è la tua idea di favola in questo titolo?

"Colpa delle favole" nasce perchè io sono una persona che si illude, o meglio, che crede molto nelle cose, che si immerge nei sogni più di quanto faccia con la realtà, quindi quotidianamente mi capita di vedere il contrasto tra questa voglia di disincanto con la voglia della realtà che invece molto spesso ti fa ricordare che le favole sono sicuramente un bel contesto, che però va preso in tutto il suo pacchetto e nel pacchetto è sicuramente incluso il "ritorno alla base".
Come dico spesso, è un discorso di carattere. Sono troppo fragile per poter dare la colpa a me stesso e quindi devo trovare un colpevole, in questo caso la do alle favole.

Ti senti una "Rondine al Guinzaglio"? Ti senti bloccato, in qualcosa? Se sì, in cosa?

ASSOLUTAMENTE Sì. Un po' per carattere cerco sempre un evasione, ma non so nemmeno verso dove e neanche da cosa. E' un po' un casino interiore. "Rondini al Guinzaglio", è di fatto una richiesta d'aiuto, di portarmi di qui, portarmi di là, ma non so nemmeno io dove. E' un po' tutto basato sulla fantasia, sulle favole, su qualcosa che non esiste, che però nel momento in cui pensi ad una cosa, è perfetta. E' un po' tutto astratto.

Sei pieno di sogni. Quali sono? Come li alimenti?

Secondo me, per mantenere i sogni bisogna continuare a sognare. Il sogno, non è solo conquistare quello che ognuno ha vissuto ma anche riuscire a rivedere tutti i giorni quello che hai conquistato. E' una bella aspettativa, forse più ambiziosa, rispetto ad arrivarci. Quante volte, uno vede una cosa nella vita e poi la perde? Tante. Invece, io vorrei cercare di mantenerle.




Ma Giusy, invece, chi è?

Diciamo che mi piace interpretarla, come quella parte che tutti abbiamo di malinconia, di tristezza. Magari, qualcuno, dice "Che pesantezza, parlare di tristezza", invece penso che la tristezza bisogna viverla. Non si può cercare di sfuggire da essa. Non puoi decidere quando essere spensierato e quando essere triste. Quando c'è da viverla, bisogna viverla, come si vive la felicità, come la gioia, come ogni sentimento. Giusy, è un po' la parte che abbiamo perso di noi, secondo me.

Oggi indossi la felpa di Cobain. Cosa ascolti?

C'è stato un periodo della mia vita, in cui a sedici anni, ascoltavo tutti i giorni, tutto il giorno "Something in the way" che è l'ultima traccia di "NeverMind". Non è una canzone molto conosciuta tra le sue, però è una canzone che, a proposito di tristezza...
Puoi anche non sapere quello che sta dicendo il testo, ma ti arriva ugualmente, come dire, una disperazione più che tristezza, descritta in un modo...Lui nemmeno urla, anzi, è una canzone molto soft.
Tra l'altro, Kurt Cobain ce l'ho pure tatuato. E' l'unico artista che ho tatuato, proprio perchè ha rappresentato una fase importante della mia vita.
Adesso invece, in generale, ascolto come ho sempre ascoltato il cantautorato, da Vasco anche se è più rock, a Venditti, De Gregori, Baglioni, Zero. Tutta musica italiana.

A proposito dei tuoi amici del parcheggio, che citi in "Aperitivo Grezzo"...hanno ascoltato il disco? Che ne pensano?

In realtà hanno ascoltato il disco, ma senza prestarci chissà quale attenzioni. Paradossalmente non conoscono bene le mie canzoni. Ogni tanto mi dicono "Aò, bello il ballo delle incertezze", tipo così, molto vaga, la cosa.

Ed invece di Antonello Venditti, cosa ci dici? Cosa ti ha raccontato? Visto che è uno dei tuoi maestri, che ti ha ispirato...che rapporto avete? 

Antonello mi sta dando molto. Mi sta aiutando molto. Ogni volta che voglio lo chiamo e lui è sempre disponibile. Diciamo che rende partecipe della sua esperienza, la mia. Cerca sempre di darmi dei buoni consigli, ecco. Non da predicatore, ma semplicemente da persona, che ha visto molte più cose di me.

Oltre ai tuoi punti di riferimento, come Vasco Rossi, Venditti...c'è qualche artista giovane, emergente che ti piace o con il quale ti piacerebbe collaborare?

Ascolto molta musica. Dipende, poi, dal concetto che si ha di emergente, però a me piace molto Calcutta. Mi piace la coerenza e lui sembra molto "senza peli", mi sembra molto sincero.

Invece, in merito al "fare 30 anni e poi ciao a tutti"? Qual è il tuo piano B?

Nono, ho detto che secondo me, per il mio carattere, a 30 anni ci sarà una pausa. Secondo me e per come la vedo io. Il piano B non ce l'avrò mai, non ce l'ho mai avuto. Però, mi piacerebbe cominciare a studiare filosofia, questo, sì. E sicuramente prima o poi inizierò però, senza costringere me stesso a fare nulla.

Concludendo con una domanda su "La stazione dei ricordi", tra l'altro, ultima traccia del disco...se dovessi avere la possibilità di salire su un treno, che rappresenti appunto, i tuoi ricordi...quale città toccherebbe il tuo viaggio e quale sarebbe la tua meta?

Sicuramente il periodo più bello che ricordo è stato quello prima, dell'uscita di "Pianeti", che era attorno ad Agosto/Settembre 2017. Quello, è il periodo in cui mi piacerebbe tornare, però anche in questo, sono esagerato. Nel senso, che a 23 anni io guardo avvenimenti accaduti un anno fa e mi sembra siano passati 30 anni, quando in realtà è passato tipo un anno. E' proprio una cosa del mio carattere.
Non è per essere arroganti o presuntuosi, è proprio un fatto caratteriale. Quello che facevo ieri, mi sembra più bello di quello che faccio oggi, perchè mi sembra che tutto quello che è passato, sia un più, sia un bagaglio.