MoMo by Savigel- il lancio e l'intervista all'ideatore Simone Frulio

 


Tanti gli artisti che oltre alla musica, amano immergersi in altri campi. Uno di questi è proprio la moda, oltre alla cosmetica che sta acquisendo una fetta sempre più grossa nel mercato (es. la linea Fenty di Rihanna).

Un po’ per una passione sin da piccolo, un po’ per merito della sorella, anche Simone Frulio, con la collaborazione di 7 giovani artisti, è pronto farsi percuotere dal settore del fashion.

Il loro marchio prende il nome di MoMo e sbarcherà sul sito https://momobysavigel.savigel.it/ domani 25 Settembre alle 9.00, dove appunto, potrete acquistare quel che volete, dalle felpe ai cappellini, in una vasta disponibilità di taglie, dall’XS all’XXL.

Pronti? 

Di seguito, per saperne di più, vi consigliamo caldamente di leggere la nostra intervista, fatta proprio a Simone.

Ciao Simo! Dunque, si sa…musica e moda, sono un connubio perfetto. Tanti gli artisti che non si limitano, ma espandono i loro orizzonti. (Rihanna e la linea Fenty Beauty). La tua esigenza di andare oltre alla musica com’è nata?

La moda mi ha sempre appassionato, ispirato…Mi è sempre appartenuta questa cosa. Sai, il vestirsi bene, tutto abbinato, sin da bambino. 

Poi, mettiamoci anche che negli ultimi anni, mia sorella si è avvicinata molto al mondo della moda poiché attualmente lavora da Giorgio Armani, quindi è anche un po’ l’effetto di respirare l’alta moda. Anche se ti dico, che anche  prima, mi sono sempre tenuto aggiornato, ad esempio amo il marchio Versace, quindi mi sono proprio appassionato anche alle storie che ci sono dietro ai brand, oltre che dai vestiti in sè. 

Quindi, in quarantena, quando la noia faceva da padrona, mi è venuta in mente quest’idea di fondare MoMo. Per farlo, però, essendo che in questo campo sono nuovo e quindi non so designare, mi sono avvalso, di gente esperta, che ha studiato per questo, lanciando il tutto, in maniera innocuo, su Instagram, chiedendo appunto se ci fosse qualcuno di interessato a prenderne parte e mettersi in gioco. 

Iniziativa nata dall’ambizione ma anche da un pizzico di follia, comune tra noi giovani. (7 ragazzi tra i 20 e i 25 anni). Come vi siete conosciuti? Ti andrebbe di dirci qualcosa di loro, che non sappiamo? Riguardo i compiti, come vi siete divisi, tipo chi segue i social?

Si, certo. I ragazzi che hanno creato la collezione che poi si vedrà, sono 7. Alcuni li conoscevo già in realtà, altri, appunto li ho conosciuti su Instagram, tramite una sorta di selezione che abbiamo aperto online. Sono tutti, ragazzi, giovani, appunto con una media dei 20/25 anni e che provengono da questo ambito di studi. 

C’è chi magari ha fatto fashion design, chi l’Accademia delle Belle Arti di Brera. Proprio grazie a queste studi e alle skills dei ragazzi, avrete modo di scoprire, dei disegni fatti a mano. Il bello di questo è che si sono mescolati gli autodidatti; c’è chi lo fa per ispirazioni, chi per passione e quelli che sono proprio indirizzati verso questo mondo, verso questa strada. 

La cosa positiva e allo stesso tempo negativa è che essendo nato tutto in lockdown, fondamentalmente, questi ragazzi non si sono mai incontrati. Dico, positiva perché alla fine siamo riusciti ugualmente a creare una collezione molto bella (sono di parte), perché i ragazzi sono veramente bravi e nonostante la situazione, digitalizzando il tutto, siamo riusciti comunque nell’impresa. 

Dall’altro, invece, mi è dispiaciuto perché magari vedersi dal vivo sarebbe stato un po’ diverso, saremmo riusciti a consolidare ancora di più il gruppo. E poi, ci sono i ragazzi, che curano la pagina social, piuttosto che altri che hanno lavorato maggiormente sul piano del marketing, dal packaging da spedire.

Cerchiamo di essere tutti professionali, ma allo stesso tempo, c’è anche un clima di leggerezza. Si sa che quando si fanno queste cose è anche un lavoro, una cosa seria, ma allo stesso tempo cerchiamo di svolgere il tutto, con un tono più da ragazzi. siamo riusciti a spuntarla.

Il nome del brand è MoMo. Ha un significato particolare? Cosa vi ha spinto a prendere questa decisione? Ci sarà un colore o un segno di riconoscimento del brand?

MoMo, era il nome che utilizzavo da piccolo, perché non sapevo pronunciare Simone, quindi appunto dicevo ‘Momo’. Poi, in realtà il progetto è fondato da questi ragazzi che si sono buttati in questa avventura. Siamo tutti alle prime armi, con poca esperienza alle spalle in questo ambito quindi la metafora è stata ‘come i bambini da piccoli si buttano in qualsiasi cosa, perché sono fondamentalmente ingenui’, noi ci lanciamo in questo progetto. 

L’attitudine riflessa è quella.  Ci buttiamo senza avere né troppe sicurezze, né troppe aspettative ma per imparare da questa cosa, mettendo in pratica tutto quelli che questi ragazzi hanno imparato a scuola, in accademia. Per quanto riguarda, il colore che non si rifletterà quanto nei capi, tanto sulla nostra comunicazione, ad esempio la nostra pagina Instagram piuttosto che il packaging, gli adesivi, è il connubio tra nero e bianco. Questo contrasto tra il nero che rappresenta il classico momento cupo, brutto ed il bianco che invece è segno di purezza. Un po’ come quando metto i cuori neri quando rispondo ai messaggi, mi fa pensare un po’ al black humor British, giusto per farti un esempio. Quando la gente comprerà i vestiti, poi ci saranno queste cartoline “Se la felpa ti fa cag***, riciclala per qualche tuo amico” oppure “Se non ti piace, usala al contrario”, delle frasi simpatiche, un po’ pungenti, da marketing ‘ignorante’, diciamo. 

Giustamente, come hai affermato, farsi strada in un mondo di professionisti, è difficile. Oltre all’esperienza, da mettere nel curriculum, cosa speri di ricavare da questo progetto?

L’obiettivo è quello di continuare, tant’è che abbiamo già delle due per un eventuale secondo lancio, da portare avanti per quest’autunno, inverno. L’obiettivo primario però rimane quello di dare spazio ai giovani, 

Tra i ragazzi, ahimè, manca molto il volersi aiutare, volersi sostenere, non per bontà altrui, proprio perché, se ascolti dei pezzi, apprezzi un album, è anche bello, farlo conoscere. L’ho provato molto sulla mia pelle, anche con amici. Quindi ho voluto riunire dei giovani, che realmente potessero sostenersi a vicenda, credere reciprocamente in questa cosa. Ti dico, farlo nella moda, mi sembrava diverso di farlo nella musica. Per carità, la moda è un campo difficile quanto la musica, però Momo  ha l’intenzione di crearsi questo spazio nel mondo della moda e dei social in generale. Ci può essere ispirazione e collaborazione reciproca. Ovviamente, quando uno si lancia in queste cose, si augura che tutto vada bene, che qualsiasi cosa abbia successo, anche perché ci si impiega tanti sforzi, tanto impegno, quindi ci spera tanto. Sarebbe il massimo della gratificazione, del riconoscimento, ma si sa che è una cosa che viene dopo, da sè. 

A sto giro non ti sei messo in prima linea…ma sperando in un Momo 2.0 ti piacerebbe invece metterti in prima linea? Hai già qualche idea in mente? 

Sisi, ho tante idee, soprattutto grafiche. Una volta, che si respira quest’aria vieni travolto da idee, pensieri, da quel mood creativo. Tant’è che quest’estate ho pubblicato delle foto sul mio profilo personale, con dei capi MoMo, che non sono quelli in vendita. Sono delle idee mie, che ho avuto, mettendole su maglia. Subito hanno riscosso dei feedback positivi dai miei amici che mi hanno chiesto appunto perché non le mettessi in vendita.

Io stesso, a quel punto ho pensato che se si farà la seconda ondata, mi ci tufferò dentro, magari proponendo una linea di prodotti basic e poi per il momento, lascio fare a loro, io mi godo lo spettacolo. 

Molti non badano a spese, ma molti altri sì…Quale sarà la fascia media dei prezzi? E per chi è stata pensata in maniera particolare? 

Della collezione, sono 8 capi. Ogni creator ha la sua felpa o la sua maglia. Ci sono tutte le taglie, quindi dall’XS alla XXL, quindi tutti potranno acquistare. Abbiamo cercato anche di proporre dei capi unisex, che possono andare bene ad entrambi i sessi. I Cappellini invece sono standard, con la scritta MoMo, quindi senza la personalizzazione dei creator. Le fasce di prezzo invece sono 24,90 per le ts-hirt, 39,90 per le felpe e 14,90 per i cappellini. 

Infine, anche la nostra chiacchierata è legata a MoMo, vorrei chiederti qualche news riguardante la tua musica. Dopo, averci augurato una buona estate, con “Ahora”, hai in serbo qualcosa da lanciare nei prossimi mesi?

Ti dico la verità, quindi no. Nel senso che, “Ahora” è stata una cosa molto improvvisata, l’ho registrata due settimane prima che uscisse. Avevo da tempo il pallino della canzone estiva, perché non avevo ancora avuto modo di sperimentarla quindi mi sono detto “facciamolo”!

Ultimamente, mi sono concentrato su altre cose, quali ultimare il Master in Università e MoMo, appunto, quindi per dirti, non ho avuto nemmeno il tempo materiale per andare in studio e registrare altre cose. 

Sul piano musicale, quindi sono stato parecchio fermo. Non nego che la musica sia e rimanga la mia prima passione in assoluto, se dovesse presentarsi qualsiasi occasione, qualsiasi altra idea , non mi tirerei di certo indietro 

In un certo senso, anche dal punto di vista musicale, mi piacerebbe collaborare con molti artisti giovani, tantissimi emergenti, non ti dico per forza nomi grossi però essendo che al momento, su questo punto di vista mi manca l’attitudine, preferisco fare un passo indietro.

Ringraziamo Simone per la gentilezza e disponibilità e vi invitiamo ad andare a vedere la sua collezione e a seguirlo sui suoi social ufficiale! 

Stay Tuned!

Credits: le foto sono di Roberta formentini