Giorni fa, oltre ad avere avuto
l'opportunità di assistere alla presentazione del MEI 2018, abbiamo
avuto anche il privilegio e l'onore di intervistare proprio Giordano
Sangiorgi, nonchè patron del MEI.
Ecco la nostra chiacchierata con lui, dove abbiamo parlato ovviamente del MEI, dei social ormai protagonisti delle vite di un'artista e non e dove Giordano ha dispensato qualche prezioso consiglio, che i giovani dovrebbero tenere bene in mente.
Ecco la nostra chiacchierata con lui, dove abbiamo parlato ovviamente del MEI, dei social ormai protagonisti delle vite di un'artista e non e dove Giordano ha dispensato qualche prezioso consiglio, che i giovani dovrebbero tenere bene in mente.
Salve Giordano! Il MEI c'è ormai da
anni, cosa ci si aspetta da questa edizione e che messaggio vorrebbe
trasmettere a chi parteciperà?
G: Credo che il messaggio importante
sia quello di far sapere che esiste una comunità di giovani
emergenti che arrivano da centinaia di festival, di etichette sparse
in giro per l'Italia che continuano a proporre nuova musica e che
cercano in qualche modo di cambiarla e di raccontarla in modo
diverso. Stiamo già facendo un lavoro di scouting per questa nuova
scena, siamo molto soddisfatti, in particolare come citavo prima al
contest “MEI superstage” che ha laureato artisti che poi hanno
fatto una loro strada (Black Snake Moan) per citare i vincitori
dell'anno scorso.
Penso anche al premio dei premi che
porta giovani cantautori e cantautrici che hanno vinto l'ultima
edizione di Festival dedicati ai cantautori scomparsi che vengono lì
per cantare un loro inedito e un brano del cantautore scomparso.
L'anno scorso, ha vinto Roberta Giallo, ma la qualità era veramente
altissima, quindi vogliamo rinconfermare questo tipo di proposta e
fare capire che pur essendo nel grande mare della realtà virtuale e
del mondo online è necessario una volta l'anno, fermarsi e andare a
sentire dal vivo quali sono i nuovi suoni delle nuove generazioni che
ascolteremo magari un anno dopo sui grandi palcoscenici e che
entreranno nelle classifiche come è quasi sempre successo con il
MEI, nel senso che nella storia, abbiamo sempre anticipato di alcuni
mesi, di un anno, dei fenomeni che poi sono arrivati al successo.
Come vede attualmente la scena musicale
indipendente?
G: Diciamo che oggi non c'è più una
scena musicale indipendente unica, unitaria come c'era quando siamo
nati noi. Oggi siamo di fronte, da un lato ad una dinamica di mercato
interessantissima che fa rappresentare la discografia indipendente,
al mercato indipendente un terzo del mercato, quindi significa che la
difesa, lo sviluppo, la crescita che noi abbiamo fatto nella musica
indipendente in tempi non sospetti in cui si cercava, anzi di non
farla crescere, è stata giusta e corretta, perchè ha in qualche
modo fatto crescere le competenze per mantenere nell'era della
globalizzazione musicale “Made In Italy”. Oggi non ci sarebbero
tanti artisti della scena musicale italiana se non ci fossero la
filiera delle competenze in tutti i settori che è nata, cresciuta e
si è sviluppata attraverso i festival di etichette indipendenti. Una
grande conquista di mercato, quindi. Passare dal rappresentare l'1,
il 2 o il 3% e trovarci ad oggi con oltre il 30%. Dall'altro lato,
invece, oggi le scene indipendenti sono varie; ci sono quelle nate
all'interno dei MEI (es: Calcutta, Motta) che rappresentano uno l'hit
pop e Motta invece un proseguio del cantautorato indie-rock
alternativo. Tutti e due, con la conquista del successo e del mercato
delle classifiche, hanno svecchiato in modo radicale il panorama
mainstream, prima in mano alle major o ai talent. E poi c'è una
nuova scena auto prodotta che è quella della trap, di giovanissimi,
che è una scena totalmente diversa, che rappresenta un punto di
rottura con la generazione precedente indipendente come la nostra e
che è un nuovo modello di diffusione che ha la fortuna dico io, di
portare molti a prodursi, perchè i costi oggi sono bassi per fortuna
e quindi ognuno può in qualche modo esprimersi, bypassando ogni tipo
di canale. Ha riportato i teenager, soprattutto gli adolescenti ad
interessarsi di musica quando magari questo interesse per la musica
non c'è. Oggi è il fenomeno esplosivo come è stato vent'anni fa il
rap, ha messo all'angolo il rock e il cantautorato delle nuove
generazioni però sta esprimendo nelle numerose proposte che ci sono,
sicuramente qualche artista di qualità (cito Ghali), sicuramente
vedremo nel lungo periodo perchè hanno delle cose da raccontare
mentre per come accade per tutti i fenomeni, molti rientreranno e
scompariranno.
Quali caratterestiche nota in
un'artista per puntare sul suo futuro?
G: Diciamo che io non mi occupo molto
di questo, però da quel che vedo, gli artisti che in qualche modo
riescono a crescere all'interno del mercato sono quelli che fanno le
cose oggi in modo coerente che rappresentano la loro personalità, la
loro vita e che non fanno mai salti esagerati rispetto a quello che è
il loro percorso.
Per costruire una carriera, ci sono
molte più difficoltà di un tempo, perchè se vai male la prima
volta non c'è poi nessuno che riscommette su di te, forse nemmeno te
stesso. E' ancora più necessario di un tempo, muoversi, ovviamente
nell'ambito in cui mi occupo io, non certo quello dei tormentoni
estivi che hanno un altro tipo di logica, anzi completamente
l'opposto, ovvero far sì che funzioni il tormentone. Oggi invece, la
carriera artistica va costruita passo passo, anche dico io,
sottraendo. Una volta era importante un presenzialismo magari
eccessivo, oggi invece più sottrai, nel mercato indipendente e più
è facile che ottieni più consensi, più crescita perchè vieni
creduto maggiormente, in più perchè dai delle cose che uno deve
andare a cercare dal vivo, non trovandole tutte online, dove spesso
per alcuni artisti si esaurisce l'esperienza dei propri fans.
Nella parte discografica, e di
promozione, parlando di social, che ultimamente hanno un ruolo
fondamentale, come dovrebbe sfruttarli un'artista a suo favore?
G: Bisogna vedere a cosa si punta. Ad
esempio, Fedez e la Ferragni, li stanno sfruttando benissimo,
ottenendo un sacco di follower, un sacco di brand che pagano per
essere citati da loro.
Io ritengo, che quella modalità sia
una modalità non interessante vista la scena indipendente. Sì, la
loro, è una modalità che ti fa avere successo, ti fa avere grande
seguito se sei un'artista del mainstream ma credo che se sei
un'artista che in qualche modo deve far conoscere musiche e testi,
magari più complessi, più articolati, credo che vadano utilizzati
per far conoscere la propria attività, la propria professione,
magari delle proprie opinioni su temi in cui si dibatte in quel
periodo se lo si ritiene necessario ma credo questo che sia il modo.
Penso che, sia difficile vedere, e dico per fortuna, un'artista
indipendente che posta quello che fa alle sei del mattino, mostrando
che biscotti o che tipo di colazione fa. Credo che quello sia un non
utilizzo. Credo anche che un utilizzo alternativo sia quello di
Liberato che ha utilizzato i video, tra l'altro, di Francesco
Lettieri, un regista di grande livello. Noi l'abbiamo premiato al
MEI. Ovviamente, il tutto è stato anche determinato dal mistero
attorno creato ad arte, un po' come Elena Ferrante nel mondo
dell'editoria, però credo che quello sia un esempio di avere fans
sui social che in qualche modo si interessano al prodotto musicale
nel termine migliore del termine. Quindi in qualche modo mi viene da
dire, grande lavoro sulle proprie produzioni, sulla propria
professione, nulla legato ad avvenimenti privati.
Io credo che nella scena indipendente,
com'è stato anche nel mercato dei cd, quello che vince è farsi
seguire dai fans, attraverso le proprie proposte, attraverso le
proprie produzioni. E' più faticoso, si fanno dei numeri minori.
Sappiamo tutti, che se domani metto sulla pagina dei MEI una notizia
esclusiva di Belen, faccio più likes e follower di una notizia
sull'uscita di una band indipendente, invece di grande qualità.
Attualmente il crownfunding sta
aiutando tanto la scena musicale. Lo consiglierebbe a chi vuole
intraprendere questa strada? E come sta influendo nel mondo
discografico indipendente?
G: Il crownfunding è stato, è e sarà
un elemento di supporto alla discografia indipendente e
significativo, nel senso che 300/400 produzioni della scena
indipendente senza quei 5/6 milioni di euro, che è circa la cifra
che hanno raccolto, non ci sarebbero state.
Avremmo produzioni in meno, interessanti. Io credo che per chi lo fa e chi lo sceglie, il crownfunding sia un grosso impegno.
Credo sia un fenomeno interessante da costruire e fare, se si ha una fan base motivata e soprattutto se poi si è motivati a lavorarci 24h non stop per ottenere in seguito dei risultati.
Lo consiglierei quindi agli artisti emergenti che hanno magari un piccolo progetto, che vogliono far venire alla luce.
E' un modo anche di farsi conoscere e di mettere comunque dei “tetti” facilmente raggiungibili, in modo che almeno questo tipo di impegno abbia la gratificazione del successo. Non è un elemento snodale del mercato, un po' come il vinile, di cui c'è un grande ritorno, importante e significativo. Il mercato, non lo fa il vinile. Oggi il mercato, lo fanno lo streaming, i likes. Quindi diciamo, che sono elementi ulteriori molto utili per mantenere delle nicchie di qualità.
Ringraziandola per la cordialità e gentilezza, le vorremmo porre un'ultimissima domanda. Cosa consiglierebbe a chi vuole affacciarsi alla scena musicale e partecipare al MEI?
Avremmo produzioni in meno, interessanti. Io credo che per chi lo fa e chi lo sceglie, il crownfunding sia un grosso impegno.
Credo sia un fenomeno interessante da costruire e fare, se si ha una fan base motivata e soprattutto se poi si è motivati a lavorarci 24h non stop per ottenere in seguito dei risultati.
Lo consiglierei quindi agli artisti emergenti che hanno magari un piccolo progetto, che vogliono far venire alla luce.
E' un modo anche di farsi conoscere e di mettere comunque dei “tetti” facilmente raggiungibili, in modo che almeno questo tipo di impegno abbia la gratificazione del successo. Non è un elemento snodale del mercato, un po' come il vinile, di cui c'è un grande ritorno, importante e significativo. Il mercato, non lo fa il vinile. Oggi il mercato, lo fanno lo streaming, i likes. Quindi diciamo, che sono elementi ulteriori molto utili per mantenere delle nicchie di qualità.
Ringraziandola per la cordialità e gentilezza, le vorremmo porre un'ultimissima domanda. Cosa consiglierebbe a chi vuole affacciarsi alla scena musicale e partecipare al MEI?
G: Ti dirò, molte volte scopro che
l'invito che facciamo ad alcuni artisti del MEI, sono artisti che
sono già stati nel pubblico del MEI, quindi diciamo che questo è
importante e significativo. Vuol dire, che gli artisti che invitiamo
sono curiosi, vanno a sentire gli altri, vogliono sapere cosa accade.
Mi è capitato anche con artisti noti o meno noti, insomma. Questo è
il primo aspetto.
Un'artista emergente cresce se fa il
pubblico, se va ad ascoltare tutto quello che accade, vede quello che
si muove di nuovo, vede quello che fanno coloro che si pensa siano
simili al proprio “io”.
Dall'altra parte, oggi un'artista
emergente deve avere chiaro il fatto che deve essere per metà
artista e per metà imprenditore. Anche se 15/20 anni fa non era
indispensabile, perchè c'erano altri che si occupavano di questo,
oggi lo è. E' indispensabile avere coscienza sul dove andare a
raccogliere le risorse dei propri progetti musicali. Quindi, il
crownfunding è un primo passo che tu hai citato ma anche come
mettersi bene in regola per raccogliere i diritti di ciò che si fa,
come entrare nel mercato del like, che proposte fare, come utilizzare
bene i social e l'online, quindi non usarlo a casaccio, usarlo ma in
modo consapevole. Questi due sono i due elementi essenziali, insomma.
Due consigli.
Dandovi appuntamento a Faenza, vi
auguriamo come sempre buona musica a tutti!