FRANCESCO RENGA: Alla scoperta de "L'altra Metà" #Interview

Francesco Renga è davvero orgoglioso del suo ottavo disco di inediti, “L'altra metà”, uscito venerdì 19 Aprile per Sony Music Italy.
Anticipato da “L'odore del caffè”, “L'altra Metà”, prodotto da Michele Canova, è composto da dodici pezzi e si potrà trovare in: CD, vinile ed in digitale. Per la prima volta verrà presentato live il 27 Maggio all'Arena di Verona ed il 13 Giugno al Teatro Antico di Taormina (ME). Due date evento che fanno da apri pista ad un tour di ben 30 date che prenderà il via l'11 ed il 12 Ottobre dal Teatro Arcimboldi di Milano.
Proprio in prossimità del suo disco, Francesco ci ha accolti in sede Sony, dove tra un brano e l'altro, (che ascoltato agli RCA è tutt'altra cosa), ci ha presentato il disco e si è lasciato andare a qualche confidenza...Buona Lettura!



Prima di rispondere alle nostre curiosità, ci ha introdotto il suo nuovo progetto così:
"Questo disco ha colori molto diversi, la tavolozza è bella ricca.
Questo disco è frutto di un percorso lungo, di ricerca, anche di tentativi fatti in questi anni.
Partiamo da “Tempo Reale”, in poi, momento nel quale mi sono accorto che la musica stava un po' cambiando. E che avevo la necessità di trovare un linguaggio nuovo, diverso, che è partito dall'ascolto di questa nuova generazione di cantautori (Coez, Calcutta, Ultimo, Gazzelle) che hanno un attutidine diversa da quella che era la mia e quindi da un canto differente.
Tutta questa generazione ha un modo diverso di intendere il canto, da quello che era il mio all'epoca, quindi volevo trovare un modo per essere rispettoso a quella che è la mia età e storia ovviamente, quindi quello che è stato il mio percorso ovviamente.
Da qui, è partita la ricerca e i vari tentativi per arrivare a questo disco, ecco, perchè sono felice finalmente di poterlo condividere, perchè sono stati anni un po' difficile.
Se io penso alla fatica che ho fatto, come paradigma, “Il mio giorno più bello del mondo”, la canzone se vuoi che ha nucleato questo cambiamento, questa voglia di rendersi più vicino, di trovare un linguaggio più comune, più popolare, più vicino al popolo.
L'altra metà è anche un po' questo, uno spartiacque tra quello che c'è stato prima e quello che ci sarà poi, dopo “L'altra Metà”. Non è una questione anagrafica, dei cinquanta anni, ma proprio l'altra metà della storia, del viaggio, di tutto».

Ciao Francesco! A proposito di “Finire anche noi”, parli della fine di molte cose, ma in realtà cosa vorresti non finisca mai?

Questa cosa qui. Avere la possibilità di fare dischi, di scrivere canzoni, di usare questa espressione che è la mia, da artista per raccontarmi.
Sai, ho sempre pensato che alla fine l'artista sia un po' una sorta di disadattato che ha la grande fortuna se riesce ad individuarla, che è quella di avere un mezzo per comunicare, che è così speciale, che è la sua forma artistica. Per me è scrivere una canzone, un libro, un film. Questo è un grande dono, una grande possibilità.
All'artista può essere tolto tutto, ma non quella dote lì, nel senso, che una persona che fa fatica a sentirsi adeguata all'esistenza, però ha questa fortuna.
Quello che mi piacerebbe che non finisse mai e che è il motivo di questa ricerca di cui ti parlavo, trovare un linguaggio che fosse contemporaneo, che potesse essere messo a servizio del popolo, nel senso che se hai bisogno di dire qualcosa, di raccontare qualcosa, vuol dire che hai anche bisogno di essere ascoltato.
Per quello, sono così felice, perchè riascoltando l'album e ti assicuro che lo faccio come mai fatto prima, è raro che mi metto ad ascoltare i miei dischi, in cuffia, la sera, dopo aver messo a letto i ragazzi, però per me questa è la soddisfazione più grande e di conseguenza vorrei non finisse mai.

I tuoi figli invece, l'hanno ascoltato il disco? Cosa ne pensano?

Certo! Il disco è passato prima dalle loro orecchie e sono le stesse orecchie che mi tengono lì, connesso, anche al futuro.

Riguardo la scrittura? Mi pare che i pezzi siano firmati quasi tutti da te...
Sì, tutti.

Quindi, come sono state scritte? Spuntano i nomi di Gazzelle, Ultimo, Paolo Antonacci e Davide Simonetta...
Sono state scritte tutte in maniera diversa.
Per me, fino a qualche tempo fa sarebbe stato inconcepibile trovarmi in studio con dei giovani autori a scrivere canzoni come queste. (Prima o Poi scritta da con Gazzelle e Luca Serpenti, Come Finire Anche Noi scritta con Paolo Antonacci e Davide Simonetta ed Ultimo, autore de "L'Odore Del Caffè)
Da Gazzelle mi è arrivata un pezzo, ma sentivo che mancava qualcosa, una terza parte, sarà per gli anni, sarà per l'esperienza. Lui stava uscendo con il disco, gli ho rotto le palle ed abbiamo scritto quella parte che avrebbe completato la canzone.
Ultimo invece, è l'artista preferito di mia figlia, quindi non potevo non collaborarci! Lui mi aveva mandato del materiale, che però per generazione non mi apparteneva, quindi abbiamo apportato delle modifiche, trovando un buon compromesso.



Dell'amore del mostro...cosa ci dici? 
La canzone racconta appunto l'amore che non mostri. Il mostro è il monstrum che è dentro ognuno di noi, quello che riesci facilmente a condividere, che rimane lì.
Esce fuori, quando trovi la persona giusta e riesci a liberare in maniera naturale questo mostro, diventando così una condivisione speciale. 

Punti molto sul fatto che la musica è cambiata, hai scritto che appunto che hai cominciato fare musica e dischi quando era tutta un'altra cosa...qual è la tua opinione di com'è diventata ora la musica? E se questa necessità di trovare un linguaggio temporaneo, è nata anche dalla paura di essere fuori da questo periodo musicale?

La paura di essere fuori è la paura di non essere capito, la paura di non essere condiviso, la paura di fare un lavoro inutile. Se scrivi una canzone pop significa essere popolari e quindi appartenere al popolo, il popolo non capisce, non ha senso scriverla. Questa sicuramente è la verità. Trovo però che questa rivoluzione sia però in atto, che non sia finito il percorso assolutamente. Certe cose si perderanno per strada, le migliori andranno avanti, però il nocciolo della questione è che proprio è cambiato il gusto ed il modo di intendere la musica, per come la intendevamo noi.

"E se un domani ci vedremo vecchi, useremo i ricordi come specchi", hai mai pensato quindi a come sarai tra qualche anno? Se ti vedi ancora immerso nella musica? E quale ricordo, invece useresti come specchio?

Spero di sì. Parecchio fa, abbiamo fatto un gioco pensando a come saremmo stati nel 2020 ed il 2020 è praticamente domani. Io, parlando di "guardandomi allo specchio", credo di essere lo stesso di trent'anni fa. Eppure, probabilmente, mi immaginavo come Babbo Natale (ride)
Sostanzialmente non cambia niente, perchè tu sei frutto di un percorso che va avanti. Non hai la percezione fisica. Spero di continuare ad avere questa possibilità.
Come ricordo, sai che non lo so? Credo questo momento. Mi piacerebbe specchiarmi tra dieci anni mentre sto parlando di questo disco, di questo spartiacque che è appunto secondo me è un lavoro che fa sì che si parlerà di un prima de "L'altra Metà" ed un dopo. Questo è una cosa di cui vado molto fiero.


TRACKLIST “L'ALTRA METà”:

  1. Aspetto che torni
  2. L'unica risposta
  3. Bacon
  4. Finire anche noi
  5. L'odore del caffè
  6. Meglio di notte
  7. Dentro ogni sbaglio commesso
  8. Improvvisamente
  9. Sbaglio perfetto
  10. Prima o poi
  11. L'amore del mostro
  12. Oltre