L’attesa è finita!
Il 16 Aprile è uscito “Kintsugi”, l’album di esordio di Antonio Guadagno, in arte MANFREDI.
Disco prodotto da Matteo Cantaluppi, in uscita per Foolica e composto da dieci tracce, tre tra cui ne hanno anticipato l’uscita. Stiamo parlando di “Hollywood”, “Doveva essere oggi” e “Milano Droga”.
Un album che parla delle storie quotidiane di un ragazzo di vent’anni che si confronta con la vita, con i primi amori, con il passaggio da adolescente ad adulto, che si mette a nudo completamente dopo due anni di duro lavoro.
Di recente abbiamo scambiato quattro chiacchiere proprio con Manfredi!
Di seguito potete leggere tutto:
Ciao Manfredi! Dopo i singoli “Hollywood”, “Doveva essere oggi” e “Milano Droga”, sei arrivato poi di fatto a “Kintsugi”, il tuo primo album. Cosa ci dici a riguardo?
Ciao! Allora, Kintsugi è il mio primo album, una raccolta di 10 brani in cui racconto le esperienze che hanno segnato i miei vent’anni: dalla fine del primo amore, all’ansia del “cosa farò dopo il liceo”, al trasferimento dalla periferia alla grande città. Con questo disco voglio raccontare qualcosa in più di me soffermandomi su vari aspetti e scegliendo esperienze nelle quali molti miei coetanei possono riconoscersi.
Il titolo del disco è “Kintsugi”. Molte persone sono dell’idea che se qualcosa si rompe, non ritornerà più come prima. Che sia un oggetto, che sia un legame, un’amicizia, un sentimento. E tu che cosa ne pensi? Sei d’accordo o credi appunto nell’arte del riparare? Delle seconde possibilità?
Se qualcosa si rompe, non torna mai come prima, ma non è questo il punto. Il Kintsugi non ci insegna che se qualcosa si rompe allora può tornare come prima, semplicemente ci insegna che se qualcosa si rompe non per forza è da buttare. I rapporti, i sentimenti e le amicizie sono qualcosa di “vivo”, qualcosa che dinamicamente cambia, evolve. Non dobbiamo pretendere che tutto resti uguale, dobbiamo imparare però ad accettare che non tutto è sempre perfetto e che c’è della bellezza anche negli errori e nei difetti.
“Ancora provo a non fissarla quando passa e so solo che mi manca a voce bassa”, sei un po’ “sottone” eh? Ad oggi come va l’amore? Sei riuscito a trovare un po’ di serenità con la persona presente nei tuoi pezzi?
Non credo di essere un sottone, semplicemente do valore ad un sentimento che per me è stato importante. Ormai abbiamo interiorizzato questa idea che se stiamo male per qualcuno allora siamo un po’ degli sfigati: dobbiamo mostrarci forti, duri, dobbiamo far vedere che andiamo avanti fregandocene di ciò che è stato. A me queste bugie non va di raccontarle, non ci crede più nessuno. Io sono uno che ci sta male, che ci scrive le canzoni, ma il fatto di non ignorare questi momenti tristi mi fa anche crescere, mi fa capire cosa voglio dalla vita.
A proposito di riparare e di “Ricostruire”… Cosa ci racconti invece di questo pezzo, scritto tra l’altro con Leo Pari?
È un brano che mi piace molto perché aggiunge un tocco di grinta, una spennellata di rock in un disco molto pop. Lavorare con Leo è sempre bello, si sente che ha tanta esperienza ed è un tipo molto alla mano, ti insegna i trucchi del mestiere, ti da molte dritte senza mai prevaricare. Spero di lavorare con lui anche in futuro, secondo me funziona molto bene insieme.
Hai raccontato 2 anni di vita in 30 minuti di disco. Sei pronto a raccontare altri mesi, anni della tua vita in un nuovo progetto?
Sono senz’altro pronto a vivere tante nuove esperienze che racconterò con tante nuove canzoni. Ho già ripreso a scrivere e ad organizzare i prossimi lavori.
Ringraziamo Manfredi e tutto il suo staff, per la disponibilità.
Vi invitiamo a seguirlo sui suoi socials ufficiali!
Buona musica a tutti!